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Cheerleader

Cheer – tifare, esultare

US:/tʃɪr/

Leader – capitano, che dirige

US:/ˈlidɪŋ/

Quando sentiamo la parola cheerleader, la prima associazione è con gli Stati Uniti. Il pensiero corre ad un campo da football e nella nostra mente appaiono immagini da serie televisiva: pompon, ragazze con la gonnellina, musica pop, grandi sorrisi e sullo sfondo la tipica high school americana.

Come molte di quelle che chiameremmo americanate, anche l’immagine delle cheerleaders porta con sé ben di più e ci restituisce un punto di vista interessante sulla cultura americana, ma facciamo un passo indietro.

Chi sono le cheerleader?

Il cheerleading è una disciplina solitamente praticata da ragazze che si esibiscono in coreografie musicali e acrobatiche, costituite da elementi di ginnastica e di danza. La sua peculiarità è che, oltre alle competizioni agonistiche a squadre, il team deve anche esibirsi durante altri eventi sportivi. Nelle partite di football americano o di basket, generalmente, non manca mail il loro sostegno alla propria squadra sul campo e la guida della tifoseria.

Film e serie tv non danno sempre un’immagine positiva delle cheerleader, spesso rappresentate come antagoniste superficiali e un po’ frivole. Nella realtà il cheerleading è uno sport e, come tale, richiede prestazioni fisiche e mentali proprie degli atleti. Non solo ragazze pompon: tenacia, motivazione e grande capacità di concentrazione sono essenziali per sostenere allenamenti frequenti e garantire prestazioni ottimali.

Ragazze vestite da cheerleader sul campo da football della scuola americana

Come sono nate le cheerleader

Il cheerleading nasce intorno al 1860 in Gran Bretagna, ma inizia a crescere di popolarità solo quando raggiunge gli USA. Verso il 1880 gli studenti dell’università di Yale si organizzano con il tifo per incitare la squadra universitaria di football. Il successo è tale da portare questo rito a diffondersi velocemente e, nella fase iniziale, grazie agli studenti di sesso maschile. Solo negli anni ’20 diventa una disciplina anche per ragazze.
La vera popolarità di questo tipico sport americano arriva negli anni sessanta del secolo scorso, quando ogni college e high school degli Stati Uniti vanta la presenza di una squadra di cheerleading.

In USA è uno degli sport più scelti dai giovani, è popolare anche in Canada, Australia, Nuova Zelanda e America Centrale. In Italia è uno sport di nicchia, ma in crescita: sono circa duemila gli atleti praticanti.

Cheerleader in posa per la foto della squadra

Cheerleading e school spirit

Oltre all’aspetto sportivo, il cheerleading è interessante per ciò che rappresenta della cultura americana. Se pensiamo alla motivazione per cui è nata questa disciplina, è semplice capire: un tifo assordante e coinvolgente, impregnato di orgoglio per la propria comunità scolastica!
Il cheerleading è la massima espressione di quello che negli USA si identifica come school spirit, cioè quel senso di identità e comunità condivise da chi appartiene alla stessa scuola o università. Si manifesta in molti modi o forse in tutti i modi possibili e immaginabili, sia nell’ambito delle attività scolastiche che al di fuori. Infatti, anche a livello istituzionale, il sistema scolastico americano sostiene tutti i comportamenti che promuovono lo school spirit anche all’esterno della struttura scolastica. La condotta degli studenti al di fuori della scuola riflette la reputazione della scuola stessa.

Essere una cheerleader mi ha permesso di trovare in fretta degli amici! Non dimenticherò mai la prima partita di football, pura adrenalina!

Julia

Esistono diversi momenti codificati in cui lo spirito di appartenenza scolastica raggiunge gli apici della sua manifestazione. Uno di questi è la spirit week, una settimana tematica in cui abbigliamento, trucco, accessori e decorazioni devono rispecchiare i colori della scuola. Canzoni e inni risuonano nelle palestre e nei corridoi e le cheerleaders diventano vere protagoniste! Gli altri momenti sono quasi tutti di natura sportiva: ogni game, ogni competition e ogni tournament riflette questo forte senso di identità.

Le cheerleader americane oggi, cosa sta cambiando

Come ogni sport, anche il cheerleading è mutato nel corso degli anni, adattandosi alle mode e al contesto culturale. Ne è un esempio la squadra di football dei Washington Redskins che, per rinnovare la propria immagine all’insegna dell’inclusività, ha rinunciato al proprio nome storico. “Redskins” significa infatti “pellerossa”, espressione offensiva per i nativi americani, nome abbandonato in favore di Washington Commanders. Non solo, la squadra ha anche recentemente sostituito le proprie cheerleaders con un dance team misto, un gruppo di ballo composto da 36 membri tra uomini e donne.

Effetto Cheerleader

Lo studio realizzato presso l’Università di San Diego in California da Drew Walker e Edward Vul nel 2013 ha portato alla definizione di un bias cognitivo diventato noto con il nome di “effetto cheerleader”. In sostanza, sembra che le persone risultino più attraenti quando sono in gruppo rispetto a quando sono da sole perchè le asimmetrie o le mancanze di proporzioni del volto tendono ad attenuarsi se osservate in un gruppo.

Illustrazione per dimostrare che una persona è più bella se inserita in un gruppo, esperimento sociale denominato "effetto cheerleader"
Ragazze in uniforme da cheerleader rossa in posa durante una partita

Perché il cheerleading può farti scoprire una parte della cultura americana

Se le cheerleader giocano un ruolo importante rispetto al concetto di school spirit, possiamo affermare che, in generale, lo sport gioca un ruolo fondamentale nella società americana.
Durante l’anno all’estero, entrare a far parte di una squadra sportiva è un’occasione unica per stare insieme, tenersi impegnati, conoscere persone nuove, sfidarsi e mettersi alla prova. Diventare una cheerleader significa anche creare una routine, fidarsi delle proprie compagne di squadra e tifare sinceramente per la vittoria della propria scuola. Un’opportunità unica per fondersi completamente con lo spirito scolastico americano!

Diana Frattini

Author Diana Frattini

Racconto quanto sia arricchente un’esperienza culturale all’estero da più di un decennio. Ho passato un anno in Oregon, 4 mesi a Brisbane per la tesi e diversi viaggi on the road. Amo la letteratura americana e lo sport.

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